di Daniele Santi #Lopinione twitter@gaiaitaliacom #Politica
Si ha l’impressione che sia venuto il momento di dire basta alle politiche dell’oggi è così domani vedremo che hanno caratterizzato gli ultimi anni dove si è dato il via a una campagna elettorale al giorno salvo arrivare alla resa dei conti delle elezioni, magari vincerle anche, e non riuscire a fare quasi nulla di ciò che si era promesso. Non è un’accusa, è un fatto. E le fibrillazioni al Governo che avvengono nel momento più delicato che è quello del cosa vogliamo fare sul serio ora vanno lette con attenzione.
La politica dell’annuncio continuo ha determinato la nascita di elettori-tifosi che non hanno più a cuore una ideologia, una struttura di società, un progetto di futuro, ma votano secondo simpatie e antipatie. A una conoscente che l’altro giorno mi raccontava la sua profonda antipatia per Giuseppe Conte, rispondevo chiedendo se sapeva cosa Conte stava facendo ricevendo come risposta: “Non mi interessa cosa sta facendo. Non lo posso vedere e basta”.
Non è una difesa d’ufficio di Conte questa, né un’accusa travestita da endorsement, è un tratto distintivo di gente che vota, ma non sa cosa vota perché ha smesso di ascoltare, di interessarsi, di fare politica con il proprio voto, devastata dall’impoverimento culturale veicolato dal berlusconismo – editoria, televisioni, culi e tette al vento e grandi fratelli – e senza che una classe politica sempre più cialtrona e sempre più legata all’ora e tra un’ora vedremo, non ha fatto nulla per arginare.
Il momento è grave abbastanza per prendere le distanze da questa politica dell’oggi è così domani vedremo che ha caratterizzato gli ultimi anni e che è la vera disgrazia contro la quale l’Italia tutta è andata a sbattere, risvegliandosi improvvisamente grazie ad una pandemia da incolpare; è un imperativo da raccogliere e condividere – politica e società civile – in nome di un futuro che non può essere soltanto la gestione di 209 miliardi di euro, anche se con quei soldi l’idea di società – avercela! – diventa un progetto realizzabile.
Non è più pensabile, né sopportabile, un consesso di eletti del polo, che procede a tentoni, a tentativi, a mal di pancia, ad invidie, a colpi di testa di questo o quel leader, a colpi di odio sociale, senza pensare che una società che non ha una prospettiva è una società morta.
Una politica che non offre un’idea di società verrà presa, metaforicamente, a forconate.
(3 maggio 2020)
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