di Redazione #Casalgrande twitter@gaiaitaliacomRE #Spettacoli
La poesia e la musica di Fabrizio De André hanno ancora molte cose da raccontare: è con questa certezza che il teatro De André di Casalgrande si appresta a festeggiare il suo 13esimo compleanno, dedicando all’arte del cantautore genovese due spettacoli che ne restituiscono le emozioni calandole in contesti nuovi e stimolanti. Con Faber Antiqua, lo spettacolo di domenica 8 dicembre alle ore 21, andremo in particolare a riscoprire il De André innamorato della musica medievale, rinascimentale e barocca: atmosfere e rimandi che De André fa rivivere in opere come Fila la lana e S”ì fossi foco.
Con i Faber Antiqua lo spettatore verrà condotto in un percorso che passa attraverso Pachelbel, Scarlatti, Šostakovic: un intreccio tra le melodie del cantautore genovese e la musica colta che egli sapeva apprezzare, accortamente inserito all’interno di brani come Inverno, Il suonatore Jones, La collina. Un’occasione per rendere omaggio anche alla minuziosa ricerca di Fabrizio De André sulla musica popolare, interpretando brani come la classica canzone napoletana Nova gelosia. Ci saranno il dialetto genovese, profumi di Sardegna, suggestioni mediorientali, tarantelle, richiami alla Francia, raccontati e cantati dal solista Vittorio Ghirardello (con lui Ilaria Fantin all’arciliuto, Massimiliano Varusio al violoncello, Andrea Bressan a fagotto e fisarmonica).
Sabato 7 dicembre alle ore 21, invece, il Teatro De André ospiterà il nuovo studio-concerto di Storia di un impiegato firmato H.O.T.Minds La compagnia teatrale sassolese porterà sul palco Storia di un impiegato, il concept album pubblicato da De Andrè nel ‘75, decennio caldo del Novecento italiano. In una manciata di canzoni, attraverso la storia di un anonimo lavoratore degli anni ’70, l’artista sviluppa una profonda riflessione sulla collettività e sul Potere. Gli H.O.T. Minds hanno avvertito l’urgenza di riproporre questa riflessione in una rappresentazione interamente dal vivo, avvalendosi anche di testi letterari e di cronaca, nella convinzione che la perdita della memoria sia il disastro di una civiltà.
(4 dicembre 2019)
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