di Giancarlo Grassi #Sassuolo twitter@reggioemilnotiz #Politica
Il giovane consigliere leghista Giovanni Gasparini si compiace di “segnalazioni informali da inserire in un raccoglitore” per stimolare la “carità consapevole”. Insomma chi fa la carità nonostante il divieto verrà segnalato. Ci dica se siamo alle liste di proscrizione, alle Camice Brune o cos’altro hanno in mente. Un nuovo Ventennio a marchio Lega che parta da Sassuolo? E già che c’è ci dica cosa faceva il suo Sindaco in piazza coi religiosi ad invocare la Santa Vergine, mai citata tanto a sproposito, contro il Coronavirus in pieno divieto di assembramento.
L’affermazione è visibile in tutta la sua complicata e poco fluida enunciazione nel video che il quotidiano locale Sassuolo 2000, il più letto in città, ha prodotto dopo che “fare la carità è diventato un reato per volere del buon padre il Sindaco Menani” . Nel video il giovane leghista, anche capogruppo in consiglio comunale, Gasparini non si risparmia e non ci risparmia nulla. Il nuovo regolamento di Polizia Municipale vuole essere “un invito alla cittadinanza a responsabilizzarsi”, devono ritenere i sassolesi dei totali imbecilli questi leghisti!
Sulla scelta di fare diventare reato il fare la carità si è molto scritto da quando Menani il Leghista da cui ci si aspettava poco e fece peggio, ha deciso – mentre la gente è chiusa in casa, non è un caso – di irrigidire sconsideratamente il regolamento di Polizia Municipale che colpisce chi fa la carità – oltre a chi la chiede, per necessità e non per vizio. Misura che va, ovviamente, nella direzione del razzismo leghista e della divisione sociale come imperativo politico da realizzare subito. Prima della caduta di Salvini.
E’ così raccapricciante la scelta del leghista che voleva passare alla storia – “Fama, infamia… Che importa. Sarò ricordato [cit.]”- che persino il giornale dei Vescovi, quell’Avvenire che tanto caro ha Sassuolo per motivi che sono noti, sente il bisogno di intervenire. Lo fa con un commento di rara durezza firmato da Marina Corradi.
A Sassuolo, Modena, terra emiliana di gente ricordiamo larga di cuore, l’amministrazione comunale a maggioranza Lega ha votato un provvedimento che prevede una sanzione di 56 euro non a quanti chiedono la carità per strada, ma a chi la carità per strada la fa. Proprio così si parla di pura e semplice carità, della moneta allungata a un clochard steso sul marciapiede, o al poveraccio che mostra la foto dei suoi figli. No, fare la carità deve essere proibito, dicono severamente i consiglieri di Sassuolo, e al sollevarsi delle comprensibili proteste dell’opposizione – e, speriamo, di molti cittadini – replicano: «Non pensiamo certo di multare la vecchietta o l’anziano che vuole fare la donazione, ma così si preserva chi è vittima di condotte moleste da parte dei professionisti dell’accattonaggio».
La giustificazione virgolettata dell’amministrazione comunale a guida Lega è quasi più scandalosa della misura in sé, perché nell’ordine del giorno che pubblichiamo al link in alto, quello relativo al nuovo regolamento di Polizia Municipale di quella postilla che la caritatevole, ma nemmeno troppo, opinionista del quotidiano dei Vescovi cita non c’è traccia. E di Vigili urbani troppo zelanti ce ne sono sempre.
Per il giovane capogruppo leghista in consiglio comunale a Sassuolo il provvedimento è “una messa in guardia” [sic], contro il “degrado urbano” agli elettori (i suoi), poi parlando di sanzioni, parla di “sanzioni dirette a chi la viòla”, con l’accento sulla “o”. E davvero la cronaca potrebbe fermarsi qua ironizzando su viole, violini e violoncelli. Ma nel suo tracotante e a tratti incomprensibile intervento il giovane capogruppo del partito che deve 49 milioni allo stato che restituirà in 80 anni sulla pelle degli Italiani, e del quale importanti esponenti avranno a breve incontri con la magistratura (Salvini, Fontana – il 13 maggio) riesce a ripetere la parola “legalità” riferita alle elemosine, un’infinità di volte. rendendosi palesemente conto che la misura decisa è impopolare e gli si ritorcerà contro.
Riesce poi a dichiarare, in un inconsapevole omaggio alla lingua italiana, che ci sarà “occasione per discuterne in un’altra occasione” [sic].
Per la Lega la realtà va manipolata in funzione della narrazione leghista, non esposta per quella che è. Non staremo a sottolineare la disonestà intellettuale con la quale Gasparini manipola il decreto Minniti-Orlando al quale si riferisce più volte, perché la consigliera d’opposizione Mimma Savigni (PD) lo fa egregiamente in diretta, diremo soltanto che il decreto Minniti combatte lo sfruttamento ma non prevede la sanzione per chi fa la carità.
E il regolamento voluto da Menani parla chiaro. Lo trovate qui.
Ciò che Gasparini intende dire, perché la Lega stavolta ha fatto il passo più lungo della gamba, è che dal regolamento si potrà tornare indietro perché è molto più impopolare di quanto Menani e la Lega forcaiola si aspettassero. E ci si sono impiccati da soli.
Si giustifica male, Gasparini.
Mentre parla si avverte l’orrendo stridere di unghie che scivolano sugli specchi. E basta seguire l’enunciato gaspariniano con un minimo di cultura politica, non dico cultura tout-court, perché il video parla molto chiaro e ci dice quale sia il livello della politica che questo paese si è abituato a mettere nei posti di potere – per capire che non sta dicendo nulla e che sotto la scelta della giunta ci sono razzismo e divisione sociale.
A commento di questa vicenda vergognosa che chiarisce definitivamente le pulsioni liberticide, forcaiole e discriminatorie della Giunta Menani e dei suoi componenti, non resta che chiudere ricordando che la Lega se la prende con i cittadini e non con il racket che Gasparini cita più volte a guisa di giustificazione, dimenticando che nelle scorse settimane il suo Sindaco Menani dichiarava urbi et orbi che “l’accattonaggio a Sassuolo non esiste più”. Dunque?
Dunque facciamo gli auguri a Gasparini e ai sassolesi con le parole che il quotidiano dei Vescovi L’Avvenire ha dedicato alla questione:
Ci auguriamo tuttavia, nella paurosa crisi che temiamo ci attenda, che non capiti fra qualche mese, a Sassuolo e altrove, di riconoscere in quelli che tendono la mano per strada ex colleghi, padri dei compagni dei figli, o vicini di casa. Magari anche alcuni quelli che gridavano ‘prima gli italiani!’. In pochi mesi edotti dalla storia di quanto facile e veloce sia la povertà. E uguale, per tutti, la fame.
I reggiani, non c’è che dire, l’hanno scampata bella.
(3 maggio 2020)
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