di Redazione Reggio Emilia
Non volevano che la loro figlia fuggisse per stare col ragazzo che amava venendo evidentemente meno i piani da loro concepiti per dare alla loro figlia il futuro [sic] che madre e padre aveva deciso [sic] per lei. Così, niente premeditazione, ma la situazione che precipita e l’omicidio di Saman Abbas che potrebbe essere stata uccisa dalla madre. Particolare agghiacciante.
Secondo il Corriere che analizza le motivazioni della sentenza – ergastolo per madre e padre e 14 anni per lo zio – “l’istruttoria e la dialettica processuale – le uniche deputate a farlo – hanno consentito di chiarire è che Saman Abbas non è stata uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato/forzato” ma perché i “genitori hanno scoperto la relazione in atto con Saqib e, soprattutto, il progetto di Saman di andar via” cosa che costretto i genitori, entrambi, a “mettere la ragazza di fronte al fatto compiuto, concordando con Hasnain Danish che, nel caso in cui la stessa avesse ribadito, come di fatto poi avvenuto, di voler andare via di casa per tornare da Saqib, lo zio sarebbe dovuto intervenire, facendosi trovare sulla strada sterrata posta di fronte all’abitazione, sulla quale i due genitori accompagneranno di fatto la figlia pochi istanti dopo aver segnalato a Danish la loro uscita di casa, tramite lo squillo delle 23.57”. Farsi trovare lì per ucciderla. Come poi avvenne. Un delitto orribile, ingiustificato, barbaro, quella della giovane Saman Abbas a Novellara. Con la madre condannata all’ergastolo ancora latitante in Pakistan.
Il Corriere riferisce inoltre che secondo la Corte la “decisione di uccidere la giovane sarebbe stata concordata dai genitori nel corso delle telefonate con lo zio Danish Hasnain e questo lo dimostrerebbero le condotte dei due in occasione dell’uscita di casa con la figlia, documentate dalle telecamere la notte del 30 aprile 2021″ sottolinenando, in linea con le motivazioni della sentenza, che “gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia abbiano letteralmente accompagnato la figlia a morire” come si evince dalla “presenza di entrambi sul luogo del delitto, e il comprovato apporto fornito alla realizzazione dell’evento”. Una vicenda che più la si racconta più è orribile.
(30 aprile 2024)
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