di Daniele Santi, #politica
E’ un continuo racconto orrorifico di un’Italia che non esiste e di una politica che esiste ancor meno quello che quotidianamente mette in atto la destra sempre più a destra di Meloni e Salvini in lotta coltello fra i denti per la supremazia nei sondaggi. Protagonisti del serial gli avversari politici del momento: negli ultimi giorni Lamorgese, unica depositaria di tutti i mali d’Italia.
Come abbiamo già scritto da qualche altra parte, le differenze tra il ministero retto da Salvini fino al crash del Papeete e i due retti da Lamorgese le differenze sono minime, avendo la ministra continuato nella linea salviniana di rigore, multando addirittura le Ong, cosa che Salvini non aveva fatto. Va aggiunto che anche se la ministra è Lamorgese la Lega salviniana fa parte di questo governo, dunque i provvedimenti vengono votati anche dai deputati e senatori leghisti. Ne deriva che Salvini parla di un paese che non c’è.
Anche la minacciata mozione di sfiducia di Meloni a Lamorgese parla di un’Italia che nella realtà non c’è. Così come Meloni non ha i voti per far passare una mozione di sfiducia, e la Lega sicuramente non le darà manforte, anche perché i voti non ci ssarebbero nemmeno se votassero pro-sfiducia insieme: i due partiti infatti sono in Parlamento con i voti del 2018, quelli reali scaturiti dalle urne, e non con quelli che presumono di avere dai sondaggi odierni.
Insomma la destra sempre più a destra prepara il terreno per la presa del potere agendo non su fatti, cifre, dati reali e realtà oggettive, ma su una propaganda che mira al voto in più oggi per essere in cima ai sondaggi ed agire, psicologicamente, dando l’impressione di agire con quella forza – quella del 20% che appare in televisione nella tabella settimanale – e non invece con la reale forza parlamentare, quella che ha fatto decidere a Fratelli d’Italia di stare all’opposizione del governo Draghi, unica possibilità di accaparrarsi i voti di protesta degli Italiani che odiano le misure anti-covid del governo, oltre a quelli dei soliti nostalgici del Ventennio.
Soluzioni? Nessuna. Proposte? Nessuna. O almeno nulla che non si sia già visto dal 1994 al 2011, sempre puntando il dito contro qualcun altro.
(24 agosto 2021)
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