di Giovanna Di Rosa, #Lopinione
Anche qualche sera fa da Lilli Gruber, Pierluigi Bersani aveva reso noto il suo pensiero che, detto con la simpatica semplicità colloquiale dell’uomo politico, suonava come un “Cosa ci torno a fare là dentro?”. Evidentemente il pensiero era più articolato e Bersani lo aveva spiegato, in soldoni, dicendo che più che il suo rientro nel PD era interessante, dal punto di vista politico, un lavoro comune di ricostruzione di un centrosinistra allargato.
In una intervista a Repubblica, va ancora più in là e formula una proposta precisa. “Prendiamola da fuori – dice Bersani – usciamo dalla solita cerchia, apriamoci al mondo esterno, se vogliamo vincere. Perché ora, ne sono convinto, si può vincere”… Un invito, insomma, ad uscire da un PD-centrismo dannoso per il paese e per il campo progressista e che negli ultimi anni ha spostato l’asse politico sempre più verso destra, per ritornare alla costruzione di una campo di centro-sinistra allargato, e, possibilmente, non conflittuale, aggiungendo che se si allarga il campo “di una sinistra plurale e Conte porta a maturazione i 5 Stelle, possiamo farcela. E vincere”.
Ora vediamo se i potentati dentro il PD perdoneranno l’ardire a chi PD non è più e soprattutto se avranno nei confronti di Letta i favori gradevoli riservati agli altri segretari (otto in quattordici anni, la metà dei quali dal PD se n’è andata) e se, tra veti, invidie e colpi bassi, a Letta sarà consentito di lavorare. Possibilità di lavoro che a Zingaretti, almeno stando alla denuncia del segretario dimissionario, non è stata data.
(18 marzo 2021)
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