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Precari nel “Delivery”:  per il PSI bisogna “individuare condizioni minimi e lavorare per estensione diritti e tutele”

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di Redazione, #Politica

La mozione popolare presentata da “Rider Union Reggio Emilia” aiuta a porre l’attenzione sui diritti da garantire alla categoria. Lavoratori il cui inquadramento è ancora oggetto di individuazione, nonostante sia chiaro a tutti che vengano considerati dalle multinazionali del settore come fossero veri e propri dipendenti, non collaboratori, come si vorrebbe altresì lasciare intendere. Anche consiglieri comunali di Reggio Emilia, giustamente, si sono interessati alla questione, evidenziando come sia necessario assicurare condizioni minime ai precari che lavorano nel mondo del delivery.

É però proprio su questo tema che bisogna intendersi. Ovvero, quali sono le “condizioni minime dei lavoratori precari”? Perché alcuni consiglieri le individuano in “un bagno pubblico aperto, una tettoria dove ripararsi quando piove, una colonnina per ricaricare i telefonini indispensabili per questo lavoro, una piccola postazione per gonfiare le gomme delle bici e per le piccole riparazioni.” Ecco, francamente, sembrano rivendicazioni tipiche di quella sinistra radical chic molto, anzi, troppo lontana dal mondo del lavoro e dal precariato vero. Quello in cui i giovani vengono sottoposti a contratti da stagista, per i quali arrivano, forse, a percepire 500 euro al mese, quelli per cui si chiedono tirocini per imparare a fare i fattorini, quelli a cui si propongono contratti di apprendistato, anche se coscienti che sappiano già svolgere quella mansione. E questo, purtroppo, accade fino ai 35/40 anni e oltre.

Queste non possono essere condizioni accettabili. Bisogna ottenere, con l’appoggio indispensabile dei sindacati e del comune, vere condizioni minime di lavoro: un salario minimo, assicurazioni e garanzie in caso di infortuni e malattie, riconoscere che anche i Ryder possono essere genitori, quindi permessi retribuiti, e, non da ultimo, il sacrosanto diritto alla maternità. Per raggiungere questi obiettivi si deve lavorare tutti assieme e noi Socialisti ci mettiamo a disposizione, con la nostra storia di lotta per i diritti, con la nostra esperienza e con le nostre forze, perché venga data doverosa dignità a questa categoria. Chiedere, invece, la colonnina per ricaricare i cellulari, significa condannare questa generazione e questi lavoratori ad essere eternamente invisibili.

Così un comunicato stampa del PSI reggiano arrivato in redazione.

 

(2 giugno 2021)

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